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SOSTEGNO AL MEDICO SILVANA DE MARI

Spett.le Consiglio dell’Ordine
dei Medici di Torino
PEC: segreteria.to@pec.omceo.it

Spett.le Commissione Centrale
per gli Esercenti le Professioni Sanitarie
PEC: cceps@postacert.sanita.it

Ill.mo Signor Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Torino
PEC: prot.procura.torino@giustiziacert.it

Ill.mo Signor Procuratore della Repubblica
presso la Corte d’Appello di Torino
PEC: pg.torino@giustizia.it

Egr. Signor Ministro della Salute
PEC: spm@postacert.sanita.it

LETTERA APERTA IN MERITO
AL
LA RADIAZIONE DELLA D.SSA SILVANA DE MARI

Mille Avvocati per la Costituzione, collegio difensivo nazionale a tutela dei diritti e delle libertà costituzionali, apprende dalla stampa la notizia del provvedimento disciplinare di radiazione nei confronti del medico chirurgo pregiatissima dott.ssa Silvana De Mari.

Nonostante il divieto di divulgazione di provvedimenti disciplinari non ancora esecutivi, gli organi di informazione raccontano la vicenda della dottoressa Silvana De Mari, che è stata radiata dall’albo dei medici a causa della sua posizione critica rispetto alle indicazioni governative in merito a prevenzione e cura del c.d. Covid19.

Posizione critica espressa senza mezzi termini e con la chiarezza necessaria alla divulgazione; posizione critica la cui giustezza è stata confermata dai fatti successivamente verificatisi ed oggi incontestabili.

Difatti, è innegabile che la campagna vaccinale e di lotta al Covid19 abbia registrato, in Italia, tra gli esiti peggiori al mondo: in termini di mortalità e morbilità, di gravità delle restrizioni, di efficacia delle cure.

Unica colpa della d.ssa De Mari è stata quella di aver tentato di percorrere una strada diversa dal cieco e acquiescente dogmatismo, convinta che in ambito scientifico non si proceda per dogmi ma per scrupolosa e disinteressata sperimentazione.

Nel far ciò si è scontrata con un sistema fatto di “protocolli”, di false certezze, di paure, e forse anche di connivenze; un sistema in cui il buon medico non è chi cura l’ammalato con tutti i suoi mezzi, ma chi osserva il “protocollo” (e l’osservanza del protocollo non è certo che salvi il paziente, ma è certo che salva il medico quando sottoposto a giudizio).

D’altra parte, alla De Mari neppure questo è stato contestato: non le è stato contestato, cioè, di non aver osservato i protocolli, ma di aver messo in dubbio (e direi, messo alle corde) la presunzione di efficacia dei protocolli.

Insomma, un illecito di opinione.

Secondo un “protocollo” di corte degno del migliore assolutismo, la De Mari non è incolpata di aver curato male anche un solo ammalato; è incolpata di aver ingenerato allarmismo e rifiuto delle indicazioni di prevenzione che non dovevano essere discusse.

Certo, nel clima esacerbato che non abbiamo dimenticato, in cui il dissenziente “novax” è stato emarginato, ridicolizzato, offeso, discriminato con una violenza verbale e provvedimentale di cui non v’è memoria negli ultimi cinquant’anni, a volte la De Mari non è stata garbatissima.

Per questo un medico viene radiato dall’albo?

Non per avere lasciato morire pazienti, sbagliato diagnosi elementari, praticato cure inutili o dannose.

Il medico è radiato dall’albo per non avere adoperato garbate espressioni di ossequio nei confronti di chi augurava la morte a quanti si trovavano ad obiettare qualcosa.

La De Mari, poi, non ha abiurato: e questo, per alcuni consessi, può essere già un titolo autonomo di colpevolezza.

Gli specchi sui quali si è faticosamente arrampicato l’estensore del provvedimento non gli hanno consentito di menzionare alcuno tra gli articoli del Codice di Deontologia dei medici che avrebbero potuto essere pertinenti; per un’evidenza elementare: perché la dottoressa non li ha violati.

Vien da pensare che la decisione sia stata presa a priori e che poi si sia andati alla ricerca di qualche motivazione, fino ad accontentarsi di scampoli di motivazione, di un mero appiglio.

La dottoressa non ha violato il principale dovere del medico (articolo 3 del codice deontologico) che è la tutela della vita e della salute del paziente.

Cosa avrebbe “fatto” la d.ssa De Mari durante la cosiddetta “pandemia”?

Ha prestato cure efficaci, con ogni mezzo a sua disposizione, ad un numero elevatissimo di persone, salvandone la vita da una “terribile influenza stagionale”, per come l’OMS ha riclassificato “la Covid19”.

Al contrario, il provvedimento di radiazione non fa giusta applicazione dell’articolo 4 del codice deontologico, per cui: “L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione”. Ma è ancora così?

Non ha violato l’articolo 15, poiché l’esperienza dei fatti ha dimostrato con tutta evidenza l’inefficacia dei “vaccini”, rivelatisi inidonei a proteggere dal contagio e dalla trasmissione di alcunché.

Nessuna statistica ha dimostrato che il tasso di mortalità da Covid19 sia maggiore tra quanti hanno deciso di non vaccinarsi. I fatti, quindi, hanno dimostrato che il trattamento sanitario reso obbligatorio non era (e non è) efficace e sicuro.

Quale colpa, quindi, in quanti (non pochi, e tra essi la dottoressa De Mari) hanno evidenziato l’illegittimità dell’obbligo e la possibilità di adottare altre strategie (rectius, semplici cure efficaci)?

La dottoressa De Mari, alla luce di quanto sinteticamente segnalato, e di cui si può dare ampia argomentazione e prova, non solo ha adempiuto con singolare coraggio ai propri doveri professionali, ma non ha contravvenuto ad alcun precetto deontologico.

Stupisce quindi la stessa proposizione di un procedimento disciplinare in luogo di una doverosa nota di merito.

Stupisce ancor più la sua adozione, rispondente a logiche incomprensibili.

Ma sconcerta e indigna la scelta della massima sanzione, riservata alle condotte massimamente riprovevoli e gravi.

La gravissima sanzione ingiustamente inflitta alla dottoressa Silvana De Mari rende palpabile il pesante clima di censura che in tanti stiamo avvertendo, pur a fronte del constatato ed obiettivo dissolvimento della narrazione pandemica e di un apparente ritorno alla normalità.

E in questo quadro, dopo la storia del Giudice Zanda, incolpata di libertà e indipendenza, arriva la storia della dottoressa De Mari, radiata per libertà e indipendenza.

Roma, 9 giugno 2023

per Mille Avvocati per la Costituzione

Avv. Maria Cecilia Peritore
Avv. Serafina Lentini
Avv. Lillo Massimiliano Musso

Lettera di sostegno a Silvana De Mari

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